La caponata è il piatto che più rappresenta l’inizio dell’estate. Un piatto dai colori, dal sapore e dal profumo inconfondibili realizzato con le verdure presenti nell’orto e legato alla coltivazione della terra, anche se non sempre, nella tradizione enogastronomica siciliana, è stato così. Il nome stesso della caponata rimanda infatti a un’origine di altro tipo legata al mare e alla pesca: Capone era l’antico nome della Lampuga, un pesce dalla carne pregiata e asciutta che appare nel mediterraneo nel periodo autunnale.
La caponata originaria era quindi un piatto a base di Capone arricchito con molluschi e verdure in agrodolce servito a nobili e aristocratici. Attraverso le influenze di marinai e viaggiatori, soprattutto di origine spagnola, la ricetta ha subito numerose varianti fra cui l’aggiunta del polpo o dello sgombro lessato in sostituzione al capone. Con il tempo però le verdure divennero crebbero d’importanza nell’alimentazione delle persone, fino a quando, dopo il 1600 non iniziò a diffondersi in Italia la verdura introdotta dagli arabi: la melanzana. Il suo gusto e il suo profumo cambiarono radicalmente la ricetta antica gettando le basi della caponata moderna. Il pesce fu rapidamente accantonato non solo dal ceto popolare ma anche da quello aristocratico sostituito dalla melanzana ormai considerata ingrediente fondamentale. Spuntarono varianti con carciofi, uva passa e pinoli da gustare soffritte o abbrustolite ma la sola cosa a rimanere invariata furono proprio il nome, che da nord a sud dello Stivale ormai indica un piatto sano, saporito e conviviale.
fonte:cucinelube.it